giovedì 27 giugno 2013

Crostini alla Siciliana


Quante volte ci siam ritrovati ad avere visite inaspettate ad orari prossimi al pranzo o alla cena, e non aver nulla di sfizioso da offrire come antipasto ai nostri amici?
Facendo affidamento e tesoro alle prelibatezze della cucina Siciliana, propongo con piacere gli squisiti "Crostini alla Siciliana".

Ingredienti:

  1. Un quantitativo medio di 2 o 3 fettine di pane a commensale.
  2. Due (2) Pomodori rossi maturi
  3. Un cucchiaio di capperi
  4. Un cucchiaio di pinoli
  5. Un cucchiaio di uva sultanina ("passulina" in Siculish)
  6. Un cucchiaio di cedro candito (non indispensabile, ma da' quel gusto in più che fa la differenza...)
  7. Un cucchiaino da caffè di zucchero
  8. Due (2) cucchiai di aceto bianco
  9. Olio extravergine d'oliva
  10. Sale e pepe q.b.
Iniziamo subito col togliere la crosta esterna alle nostre fette di pane (devono essere di sezione non troppo sottile, ma neanche eccessiva); mettete a scaldare un po' di olio in padella ove mettere a soffriggere leggermente le nostre rondelle di pane.
Abbiate l'accortezza di poggiare a fine frittura, le fette soffritte su alcuni fogli di carta assorbente; nel frattempo in una padella a parte mettiamo i nostri 2 cucchiai di aceto: portando ad ebollizione congiuntamente allo zucchero, aggiungiamo un paio di cucchiai di acqua, i capperi (mi raccomando sciacquateli per bene, qualora siano salati), i pinoli con l'uva sultanina, il cedro candito e i pomodori spezzettati. Saliamo e pepiamo a nostro gusto.
Lasciamo cucinare il tutto per alcuni minuti, quindi spalmiamo il tutto sulle nostre fette di pane.

Serviamo ben caldi e... buon appetito!

lunedì 24 giugno 2013

Zuppa di Pesce Spada alla Trapanese


Chi l'ha mai detto che le zuppe siano necessariamente preferibili da gustare nel periodo invernale?
Provate anche voi a deliziarvi con un piatto che più estivo di così non si può: parliamo della buonissima "Zuppa di Pesce Spada alla Trapanese"!

Ecco cosa ci serve per 4 persone:


  1. 4 trance di pesce spada
  2. Olio extravergine d'oliva
  3. Qualche cetriolino sottaceto 
  4. Un pugno di olive nere snocciolate
  5. Un gambo di sedano 
  6. Un cucchiaio di capperi di Pantelleria
  7. Un mestolo di salsa di pomodoro
  8. Una cipolla
  9. Sale e pepe q.b.
Orsù, siete pronti ai fornelli?
Iniziamo col fare a fettine la cipolla, mettendola a cuocere in un tegame con pochissima acqua alla quale aggiungeremo un cucchiaio d'olio.
Quando l'emulsione sarà evaporata con la conseguente doratura della cipolla, aggiungiamo i cetriolini tritati, i capperi di Pantelleria sono da preferire (altrimenti quelli comuni, ma sempre pre-sciacquati qualora salati), il sedano tritato e le nostre olive.
Lasciando il tutto in cottura per circa un quarto d'ora, aggiungiamo la nostra salsa di pomodoro; quindi saliamo e pepiamo a nostro piacimento.
Appena la salsa inizia a rapprendersi, aggiungiamo le nostre belle fette di pesce spada: tempo di cottura circa mezz'ora.
A fine cottura serviamo il pesce accompagnato naturalmente dalla salsa epurata dalle olive (vi consiglio di setacciare il sugo) e... Buon appetito!

Si narra che...

Trapani è una meravigliosa città marina nota anche per il buonissimo pesce fresco.
Di certo non fa eccezione alla regola, u zzu Cicciu (di nome e di fatto) di Trapani: un ragazzone alto e grosso, amante della compagnìa degli amici e del buon cibo. Lui e la forchetta hanno un rapporto intimo quanto conflittuoso (specie coi propri pantaloni).
Sta di fatto che appena la fidanzata gli prepara la zuppa di pesce spada, pare quasi che "annorba"!  È un amore alimentare? Ai suoi calzoni, l'ardua sentenza!

Quant'è bonu lu pitaggiu!


Spesso il termine di "semplicità" viene associato al concetto di povertà, di sciapo... Quanto di più falso specie quando parliamo di "Pitaggio".
Attingendo tesoro dalla lingua francese, il termine "potage" (cioè zuppa), la Sicilia Occidentale ha sviluppato un piatto tanto facile nella preparazione, quanto delizioso.

Anche se è tipico del periodo primaverile, è una prelibata pietanza da gustare tutto l'anno.

Ecco cosa ci serve...

Ingredienti:

  1. 1 Kg di piselli freschi o surgelati
  2. 500 g di fave novelle sbucciate ("sprucchiati" in siciliano puro)
  3. Il cuore di almeno 4 carciofi
  4. Una cipolla
  5. Abbondante olio extravergine d'oliva
  6. Sale e pepe q.b
Benissimo, passiamo subito alla preparazione!
In un tegame abbastanza capiente (visto i volumi degli ingredienti) aggiungiamo i piselli, le fave fresche ben sgusciate, i cuori dei nostri carciofi tagliati a pezzetti e la nostra cipolla adeguatamente tagliata in simil modo. Saliamo e pepiamo a nostro piacimento.
Aggiungiamo una buona quantità di olio extravergine d'oliva, senza esagerare ma neanche lesinare in modo da far cuocere il tutto a fuoco lento; tuttavia se il tutto non è ben tenero, suggerisco l'aggiunta di mezzo bicchiere d'acqua. Vi raccomando di prestare attenzione a non far bruciare il tutto, quindi mescolate con una certa regolarità.
Il tempo di cottura è di circa un'ora; quindi servite e buon appetito!

Piccole curiosità... 

"U pitaggiu" è una pietanza assai versatile: si presta eccellentemente sia come contorno, che come condimento per del riso o meglio ancora, per la pasta (preferibilmente di corto formato) aggiungendo al suddetto condimento, un po' di salsa di pomodoro.
Altro utilizzo è come preparato a base vegetale per una buonissima frittata: in questo caso basta aggiungere delle uova ben battute, del parmigiano grattugiato e un pugno di pangrattato!
Altro impiego è come primo piatto nel fare delle polpettine col contorno di pitaggio: in tal caso basta aggiungere del macinato bovino o di maiale, compensando con le dosi di pangrattato e il gioco è fatto!


Si narra che...

Ci sono persone che ci lasciano un bellissimo ricordo nella nostra mente e nel nostro cuore anche se con esse non abbiamo rapporti di diretta parentela.
Sento di citare a tal proposito, il tenero ricordo della Zia Giuseppina di Aragona (provincia di Agrigento), maestra elementare nota per il suo buon cuore, il suo amore per la famiglia e per essere una bravissima cuoca!
C'è da dire che il marito, la buonanima dello Zio Biagio (Gino per gli amici... da "Biagino", nativo di Cattolica Eraclea) gradiva parecchio le pietanze della consorte e tantu era l'amuri, che era sempre pronto a complimentarsi con la moglie.
Fra i tanti piatti che questa piccola grande donna era specializzata, resta impresso il ricordo del buon "pitaggiu" fatto a suo tempo e a regola d'arte, tanto che figli e nipoti ancor oggi, gustando con la mente gli sovviene l'acquolina in bocca!

Adesso che entrambi siete in Cielo, guardateci sempre con Amore: vi vogliamo bene, non vi abbiamo dimenticati!
Da Palermo (vostra seconda città) e da Agrigento i vostri amici e congiunti, un abbraccio...



domenica 23 giugno 2013

Guida ai vini: Villagrande Etna Bianco Superiore


Molto spesso la scelta di un buon vino, ci lascia davvero spiazzati. 
La cultura del "buon bere" è distante diametralmente dal concetto di chi per motivi personali, agisce sconsideratamente abusando dell'alcol.
Premesso ciò, può capitare a chiunque di aver invitati oppure pur non avendo ospiti particolari, cerchiamo di comprendere quale possa essere un buon vino adatto ai piatti che andremo a servire ai nostri commensali.
Le strade che si aprono sono due: o ci si affida al venditore, sperando nei suoi consigli (ma anche in parte no, perché cercherà di venderci qualcosa di economicamente non troppo "economico"...) o si procede per tentativi, se non addirittura vagando con l'ausilio della fantasia.
Ma a tutto c'è un rimedio, difatti il blog in questione si occupa anche di mostrarVi  le caratteristiche dei buoni vini Siciliani.
Iniziamo subito col: Villagrande Etna Bianco Superiore.

Zona di provenienza: Etnea 

Si presenta di colore paglierino con riflessi verdi, delicato di sapore e fresco, è bevivile durante tutto il pasto; tuttavia può essere impiegato come aperitivo leggero.
I piatti che gli si addicono particolarmente sono i primi piatti a base di sughi vegetali, pesci bolliti e frutti di mare (indipendentemente dalla loro cottura).
La temperatura ideale è attorno ai 12°C. Il costo si aggira intorno ai 7 € a bottiglia.



sabato 22 giugno 2013

Panelle e crocchè da Lercara Friddi!


Lontani dai soliti street and fast food all'Americana, noi Siciliani abbiamo parecchi lustri alle spalle di rinomata quanto qualificata esperienza.
Fra i tanti cibi da strada, non possiamo dimenticare il "panino con le panelle e crocchè" (anche se il termine originale è "cazzille")!
Pietanza tipica di tutta la Sicilia occidentale, trova origine nella zona del Palermitano: vi posso garantire la bontà di questo panino, distante chilometri e chilometri dagli intrugli ingurgitati in tanti famosi fast food diffusi anche nelle nostre città.

Ecco a voi, un interessantissimo video girato a Lercara Friddi (prov. di Palermo), provincia interessantissima dal punto di vista paesaggistico e culturale, famosa anche per essere la città di origine di "the Voice", cioè l'indimenticabile Frank Sinatra!
Si trova sulla direttrice SS 189 "Palermo - Agrigento" ed ha come comuni confinanti: Castronovo di Sicilia (PA), Prizzi (PA), Roccapalumba - Alia (PA), Vicari (PA), Cammarata (AG), San Giovanni Gemini (AG) e Santo Stefano di Quisquina (AG).





Non mi resta che augurarvi una buona visione e buon appetito!

venerdì 21 giugno 2013

Pomodori verdi fritti alla Siciliana



Non di rado ci si ritrova al bivio di emblematiche scelte su cosa preparare come secondi piatti per pranzo o per cena.
Scatolame in genere è sconsigliabile, se non altro per non scontare sapori sciapi ed industriali.
Cosa preparare allora? Prepariamo dei gustosissimi "Pomodori fritti alla Siciliana".
Mettono allegria in tavola e danno una grande sensazione di sazietà... e soprattutto, piacciono a grandi e piccini!

Ecco cosa ci serve:

  1. Un pomodoro verde per persona (ma anche due, perché no!)
  2. Farina 00
  3. Due uova
  4. Olio extravergine d'oliva
  5. Sale marino.
  6. Pepe nero q.b.
Benissimo, iniziamo col tagliare a fette (non troppo sottili) i nostri pomodori; in una scodella battiamo per bene delle uova ove bagneremo le nostre fette. Adesso impaniamoli nella farina presalata. 
In una padella di medie dimensioni aggiungiamo abbondante olio di oliva e friggiamoli delicatamente.
Quindi in un vassoio, ponete dei fogli di carta assorbente e adagiate i pomodori, cosicché possano rilasciare l'olio di frittura. Serviteli a tavola, ricoprendoli di una lievissima spruzzata di pepe nero e ... buon appetito!

Piccolo suggerimento:

Se il sapore del fritto vi disgusta eccessivamente, vi consiglio poche gocce di aceto balsamico di mele.

La caramella per eccellenza è... Carruba!


Quante volte ci siam ritrovati nell'avere la bocca amara senza apparente motivo? Oppure ad aver qualche capogiro? Ti affanni come un matto in cerca di una caramella, ma non la trovi; oppure la trovi e poi il sapore ti disgusta...
Grazie al Cielo, la nostra rinomata cultura culinaria siciliana ci offre delle gustosissime caramelle dal gusto delicato, mai stucchevole: che ben vengano le "caramelle alla carruba"!
Ideata in tempi assai remoti, nasce dalla geniale idea nell'associare dello zucchero caramellato col buon sapore di carrubba, un tempo assai diffusa in Sicilia in quanto "alimento-passatempo" di chi possedeva ronzini da lavoro (difatti anche i ciuchi ne vanno matti!).

Cosa ci serve per prepararle in casa? Ecco gli ingredienti:

  1. Mezzo chilo di carrube mature
  2. Mezzo chilo di zucchero semolato
  3. Mezzo litro d'acqua
Bene, iniziamo subito!
Spezziamo le carrube mature con l'attenzione di rimuovere tutti i semi possibili; prepariamo una pentola abbastanza capiente versando il nostro mezzo litro d’acqua con le carrube spezzate.
Lasciamo cuocere il tutto a fuoco moderato finché la mistura ottenuta non si sarà ridotta del 50%.
Col passaverdure passiamo il nostro composto e lasciamolo raffreddare.
In un altra pentola più capiente (capirete dopo il perché...) versiamo lo zucchero lasciandolo sciogliere a fuoco moderato, fin quando diventa dorato (non fatelo bruciare, mi raccomando!).
Indi aggiungiamo la passata di carrube col liquido di cottura. Lasciamo in cottura ancora per qualche istante, mescolate a dovere.
Adesso versiamo il nostro composto su una lastra di marmo (in quanto superficie fredda) ben oleata (usate sempre olio di oliva!) stendendo il nostro composto zuccherato.
Prima che il tutto si raffreddi e si rapprenda, livelliamo con una spatolina, facendo con un coltello delle striscioline e quindi dei quadratini 2 cm x 2 cm, spessore poco meno di un centimetro.
Dopo il periodo di raffreddamento (non abbiate fretta), l'ideale di conservazione è in scatole di latta (come quelle dei biscotti) avvolgendo le nostre caramelle con della carta pellicola, in modo da non attaccarsi le une alle altre. Gnam! Buon appetito.

Forse non tutti sanno che...

L'uso di questa semplicissima caramella, possiede attualmente degli usi terapeutici: utilissima sia per i bruciori gastrici, per problemi intestinali e soprattutto per le infiammazioni al condotto orale!



Cavatelli all'Agrigentina


L'ora di pranzo inesorabilmente si avvicina e il torrido calore estivo, di certo non aiuto ed invoglia a mangiare.
Tuttavia attingendo al tesoro culinario della nostra bella regione, ci vien incontro un piatto gustosissimo ma non troppo elaborato: parleremo dei Cavatelli all'Agrigentina.

Ingredienti per 4 persone:


  1. 400 grammi di cavatelli
  2. 1 Kg di pomodori maturi 
  3. 1 melanzana non troppo piccola
  4. 2 spicchi d'aglio
  5. Mezza cipolla (o una piccola intera)
  6. Pochi ciuffi di basilico
  7. Olio extravergine d'oliva
  8. Sale e pepe q.b.
Iniziamo col tagliare la melanzana a cubetti, cospargiamo i suddetti di sale in modo che venga assorbita l'acqua contenuta in essi, riponendo il tutto per almeno una mezz'oretta, in un colapasta.
Terminato il tempo, friggeteli con abbondante olio extravergine d'oliva. Non aggiungete altro sale alle melanzane durante la frittura! Man mano riponeteli in uno scolapasta pulito, in modo che rilascino l'olio trattenuto in eccesso.
Passiamo alla seconda fase: pelati i pomodori, li schiacciamo in un tegame con i due spicchi d'aglio, la nostra cipolla tagliata a dadini. Saliamo e pepiamo il tutto, poco! Lasciamo cucinare un quarto d'ora circa; indi passiamo il tutto col passaverdure.
Mettiamo in cottura i cavatelli con l'attenzione di non farli "incollare" gli uni con gli altri (se non avete troppa dimestichezza, vi suggerisco di aggiungere un cucchiaino da tè di olio d'oliva), salate sempre con moderazione, assaggiate sempre l'acqua di cottura; quindi scoliamoli non troppo cotti ed aggiungiamo il sugo e le melanzane. 
Servite spolverizzando in fine con ricotta salata o grana padano e due foglioline di basilico per piatto... Buon appetito!

Si narra che... (di Gerardo Scalici)


Certi personaggi non vengono di certo dimenticati col trascorrere delle generazioni; eccezion non fa il ricordo immemore che c'è ad Agrigento da Zza Lilla e u Zzu Giuggiu.
Era una famiglia assai modesta ma dignitosa, tant'è vero che chi è un po' avanti negli anni, ricorda bene la loro generosità; tuttavia passerà agli annali della storia il fatto che in quella abitazione, entrassero più cibo che soldi: i più maligni insinuavano che "a putìa" distante pochi isolati da casa, si sostenesse sulle risorse economiche di questa famiglia!
Da grande padrona di casa di vero stampo Siculo, Lillina (per amici e parenti) era davvero un'eccellente cuoca; fritti e bolliti per lei non facevano distinzione o preferenze.
Piatto forte, manco a dirlo, erano i cavatelli all'Agrigentina.
Per pranzo "cavala" in grammi di pasta: trecento per il marito, cento per ogni figlio e quattrocento pi idda per rifarsi du "travagghiu"!  
Fra le case e pe i dintorni, il profumo del buon sugo, si diffondeva inebriante: picciriddi, grandi e "nichi" li spiavan alla finestra, mentre il pranzo, "allafannati"*, divoravan lestamente.
Son cresciuti li figlioli, son venuti su pure i nipoti, col buon sugo e melanzana, viva i cavatelli alla giurgintana!


 In siciliano "l'allafannato" è  colui che ingordo, introduce nel proprio apparato digerente ogni sorta di alimento con un estrema avidità.


giovedì 20 giugno 2013

Spezzatino di vitello nel sugo



La preparazione della cena rappresenta per il siciliano "autentico", il momento esistenziale più complesso della sua giornata: neanche ha fatto colazione e pensa fra sé :"Ma stasira chi manciamu?"
Le nostre brave massaie di certo non ci fanno mancare prelibatezze per palati fini o rustici, ma la tradizione vuole che taluni piatti, riescano ad accontentare entrambi buongustai: parleremo questa volta della conosciutissima "Carni nto sucu"o "Spezzatinu di vitieddu".

Ingredienti per 4 persone:
  1. Un Kg di tocchetti di carne di vitello
  2. 5 patate
  3. Una cipolla di medie dimensioni
  4. Olio extravergine d'oliva
  5. Un litro di passata di pomodoro
  6. Sale e pepe q.b. 
  7. Pochissime foglie di alloro 
  8. Mezzo cucchiaino da caffè di bicarbonato di sodio
Tutto pronto? Spero di si. Bene. In un tegame mettete i tocchetti di carne con abbondante acqua, sale marino e due foglie ( due di numero, non abbondate mi raccomando!) di alloro.
Mettete a lessare: appena notate che è entrato in ebollizione, abbassate l'intensità del gas ed aggiungente un po' di bicarbonato, in tal modo il bollito risulterà morbido e meno stopposo.
Una volta cotto, mettete il tutto a scolare.
In un tegame a parte, mettete a rosolare la cipolla tagliate a rondelle, quindi le patate a tocchetti e la passata di pomodoro. Assaggiate sempre per controllare la sapidità! 
Appena le patate cominciano a cuocersi, aggiungete il bollito e lasciate assaporare il tutto per circa un'oretta. Servite e ... buon appetito!

Si narra che...

Quando si parla di "carne nto sucu" non può non venirmi in mente il ricordo del buon vecchio Zio Toto di Sommatino (prov. di Caltanissetta).
Era un uomo tutto "famiglia e travagliu", non aveva vizi particolari ma era soltanto fissato con sta benedetta pietanza. 
Spezzatino a pranzo, spezzatino la sera. Pasta col sugo dello spezzatino. Spezzatino con lo spezzatino!
Vuoi la moglie "spratica" dei fornelli, vuoi che faceva "u fallignami" e necessitava di cibo "di sustanza", vuoi quello che vuoi, sta di fatto che nella famiglia di mastru Toto non mancavano mai "tigami 'nsucati"...
Sono passati molti decenni dalla sua scomparsa, ma resterà sempre impresso nella mente chi lo stimava, il ricordo "du Ziu Toto o 'Nsucatu"!





Pasta cu picchi pacchiu


Rosso come la passione, come le labbra di una donna, oppure... rosso come il pomodoro!
Fra gli ortaggi il pomodoro rappresenta uno dei più versatili e gustosi alimenti da cucina.
Fra i vari impieghi, tra sughi e sughetti, questa volta ci occuperemo di prepararlo in maniera semplicissima (soprattutto rapida) e dal sapore gustosissimo: parleremo da "Pasta cu picchi pacchiu"!

Le origini sono assai incerte, c'è chi dice che abbia origini Palermitane, altre dicono Ragusane; sinceramente direi che ha origini da entrambe le province solo che differiscono nei tempi di cottura.

Poco male, vediamo anzitutto cosa ci occorre per la preparazione:
  1. Pomodori rossi maturi
  2. Qualche spicchio d'aglio
  3. Poche foglie di basilico
  4. Olio extravergine d'oliva
  5. Sale e peperoncino q.b.
Siete pronti? Bene. Spellate i pomodori e rimuovete loro i semi; sminuzzate i pomodori vuoti in una casseruola, aggiungete gli spicchi d'aglio tagliati a pezzettini, le foglie di basilico (non sminuzzate!), sale, abbondante olio e poco peperoncino. Lasciate riposare il tutto per una mezz'oretta (nella versione Ragusana deve macerare ben 3 ore!).
Indi preparate gli spaghetti, scolateli al dente e poneteli nella casseruola ove c'è il condimento e... "arriminate" (cioè amalgamate) il tutto con una copiosa dose di caciocavallo... Buon appetito!

Si narra che... (Storiella di Gerardo Scalici)

Siamo ad Alia (prov. di Palermo), piccolo paese dell'entroterra siciliano: esso si trova a metà strada tra Palermo ed Agrigento; primi giorni di un torrido Luglio di un lontano anno 1971.
Sappiamo bene che non tutti gradiscono il sapore della cipolla e Marietta, figlia du Zzu Mimiddu, aveva una prole tanto numerosa quanto esigente. 
Nonostante fosse un'eccellente cuoca, i figli molto spesso "liccavanu" le pietanze, ma non portavano mai a termine i piatti. 
Il guaio era... che la figliolanza mal gradiva tutto ciò che era a base di pomodoro. 
Orbene il guaio s'ingigantiva dal fatto che Turiddu, marito di donna Marietta, aveva portato a casa dodici cassette di pomodoro maturo appena raccolto dal proprio campo.
Qualche giorno prima del Festino di Santa Rosalia, sarà stato pressapoco il 12esimo giorno del suddetto mese, venne a visitarla sua commare Sarina, scesa col marito da Palermo con la macchina nuova, dopo anni di scorrazzamento a bordo di una Topolino C Giardiniera tutta sgangherata.
Eh si, era una occasione per condividere la gioia della nuova quattroruote con gli affetti più cari: come non mostrare orgogliosamente la propria Fiat 850 celestina con tanto di targa quadrata nera coi caratteri bianchi (che oggi fanno tanto vintage)?
C'è da dire che erano anche amiche e confidenti di vecchia data e si raccontavano "tutti i pila" anche quelli più intimi.

Bussata alla casa di mastru Turiddu, le aprì Marietta dall'aspetto assai mesto (direi proprio "siddiatu"); visto il volto dell'amica, le pose tosta la domanda :"Cummari mia cos'aviti?".

La nostra brava massaia scoppiando in lacrime, le rispose :"Un sacciu cchiu cosa priparari... I me figghi un mancianu nenti, propriu ura chi Turiddu mi purtà durici casci di pumaduoru appena cugghiutu ra troffa. 
Tano, Nittu e Carmiluzza (i figli) mancu suppuortanu u ciavuru du sucu... Sugnu cunzumata!"

Sarina che era "fimmina" di mondo d'innata saggezza, restando attonita per qualche istante, le rispose lucidamente :"Cummari mia, ma aviti mai pruvatu a fari u picchi pacchiu?"

Gli occhi di Marietta, d'incanto si accesero di una sorte di luce mistica e facendo tesoro del consiglio della amica-commare, per l'ennesima volta prese quel benedetto pomodoro, u "sprucchiò" a dovere e invece di utilizzare la cipolla, strappò violenta una "testa" d'aglio da una "trizza 'ntrizzata" appesa accanto alla credenza, quindi condendo trepidante, la pasta.
In attesa che i figli ritornassero da scuola, tutta tremante accese un lumino votivo alla Madonna delle Grazie, Patrona di Alia, sperando nella riuscita dell'alimentare impresa.
Appena seduti a tavola e fatta un bel segno di Croce, i figli ben sapevano che li attendeva l'ennesima pasta "cu sucu" ma sorpresa delle sorprese, non c'era in giro il "tanfo" della tanto odiata cipolla, ma un buon odore di fresco, di gustoso...
Nittu, il figlio più grande, da sempre diffidente, presosi di coraggio ne assaggiò una forchettata, e poi un'altra e un'altra ancora... Il fratellino più piccolo e la schizzinosa Milù (Carmiluzza per i familiari in quanto era ancora "picciridda") seguendo le orme del fratello maggiore, spazzolarono i piatti senza proferire parola.
La soddisfazione di donna Marietta era alle stelle e ringraziò u picchi pacchiu, Sarina e a Madunnuzza che grazia le fece!



Pesto alla trapanese


Come non dedicare un post ai miei carissimi amici di Trapani?
Lo farò con piacere parlandovi del buonissimo "Pesto alla trapanese".
Potrei spendere numerose parole di elogio per questo gustosissimo condimento: provare per credere!
Ovviamente nasce nella zona del Trapanese, anche se grazie al Cielo è un piatto diffusissimo in tutta la Regione Siciliana.
In dialetto viene chiamata più semplicemente "pasta cu l'agghia" (cioè con l'aglio) ma è un piatto tutt'altro che banale.

Ingredienti:
  1. Aglio rosso
  2. Olio extravergine d'oliva
  3. Basilico
  4. Mandorle
  5. Pomodoro
  6. Ricotta salata
  7. Sale e pepe q.b.

Bene passiamo subito alla preparazione.
Pestiamo in un mortaio una buona quantità di aglio in spicchi sgusciati (suggerisco non meno di 3 e non più di 5), un pugno di mandorle (miennuli) sgusciate e spellate, una decina di foglie di basilico e sale grosso (se avete sale fino, moderate la quantità!).
Si possono aggiungere alcuni "cocci" di pomodoro (senza esagerare) spellati e tagliati a pezzetti, svuotati dei loro semi e pestati assieme nel mortaio col precedente composto.
Una volta ottenuto un composto omogeneo, aggiungere un cucchiaio abbondante di ricotta salata e una buona quantità di olio di oliva, garantendo in tal modo una valida emulsione. 
Lasciare riposare il tutto per circa un'oretta e qualora il composto risulti eccessivamente compatto, suggerisco di aggiungere un po' di acqua di cottura della pasta.
I formati di pasta suggeriti sono i bucatini o meglio ancora i fusilli arricciati trapanesi, senza ombra di dubbio!

Esistono piccole varianti anche se a mio modesto parere tolgono gusto all'originale pietanza; c'è chi aggiunge peperoncino, o melanzane fritte a tocchetti o... sugo di tonno.

Piccola curiosità:

La pasta più buona che ho mangiato col pesto alla trapanese, l'ho mangiata in un accogliente ristorante sito a Selinunte (TP), luogo dal paesaggio incantevole, occasione per cui visitare anche i suoi templi. Volendo si può "allungari u passu" e scendere fino ad Agrigento, completando in tal modo il panorama greco!

La pasta ca zucchina fritta!



"Cuocila comu vo, sempri cucuzza è!" recita un famoso proverbio siciliano. Ebbene questa volta la saggezza popolare ha fatto cilecca!
Vien l'estate e diciamocelo, col caldo che c'è, abbiamo ben poca voglia di stare ai fornelli: forse da bravi Italiani possiamo rinunciare alla pasta? Certo che no! Ecco che ci viene incontro un piatto di una semplicità estrema quanto gustoso; parleremo di "A pasta ca zucchina fritta"!

Ingredienti per questo saporito condimento:

  1. Zucchina romana
  2. Olio extravergine d'oliva
  3. Sale e pepe q.b.
Prendete una padella non troppo grande, aggiungete olio extravergine d'oliva (non lesinate ma neanche fate una "piscina") ed attendete che riscaldi: aggiungete la zucchina precedentemente pelata e tagliata a rondelle.
Di tanto intanto voltate le rondelle ed aggiungete sale.
Il colore ideale per intuire non è né troppo scuro, né troppo ...verde!
Il profumo è inebriante, appetitoso o come si direbbe in Sicilia :"Grapi u pitittu!"
È ideale per quasi tutti i tipi di pasta anche se ci si divide in due fazioni: quelli della pasta "lunga" (spaghetti e tagliatelle) e quella "corta" (penne rigate, rigatoni e fusilli).
I formaggi da apporre al piatto sono il classico parmigiano o preferibilmente caciocavallo
Ci sono delle piccole varianti secondo il proprio gusto con le aggiunte di ricotta e poche foglie di basilico fresco.

Piccolo aneddoto:

Qualche tempo fa, ho avuto modo di dialogare con una signora parecchio avanti negli anni, non ancora vedova, che pur avendo superato abbondantemente gli ottant'anni, godeva ancora di una certa autonomia.
Mi narrava, la Zza Cuncetta, che il marito col tempo era diventato parecchio insofferente ai suoi reiterati fallimenti alimentari che il più delle volte sfociavano nei soliti battibecchi...
Inutile dirvi che il più delle volte, il "teatrino" a tavola era quotidiano; orbene l'unica occasione dove mastru Tano mostrava apprezzare era proprio per questa semplice pietanza, tanto che da burbero e severo che è,
non si tirava certo indietro nel dare una bella pacca sul sedere dell'anziana consorte...
Hai capito?!? E poi chiamatela cucuzza... tsè!